Sentiamo quotidianamente parlare di prodotti a chilometro zero e prodotti a filiera corta ma spesso non abbiamo ben chiara la differenza fra queste due terminologie. Andiamo a fare luce sui due concetti.
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Chilometro zero
Vuoi avere verdure disponibili 365 giorni all’anno o frutta che attraversano migliaia di chilometri tra i diversi continenti per essere venduta nei grandi magazzini?
Tutto questo, sebbene sia molto conveniente per i consumatori, implica costi aggiuntivi e non necessariamente economici oltre a qualità spesso ridotta.
Per questo si è sviluppata questa nuova tendenza derivata da “Slow Food”, un movimento emerso in Italia negli anni ’80 che perseguiva la sostenibilità alimentare, e ha acquisito sempre maggiore forza alimentando la logica del cosiddetto “chilometro zero”.
Consiste nell’acquisizione e promozione dell’acquisto e della produzione di prodotti locali che abbiano la loro origine ad un minor numero di chilometri possibili dal punto di distribuzione.
I vantaggi offerti da questo tipo di consumo sono:
- Favorisce l’economia locale e aiuta i piccoli produttori, spesso costretti a competere con grandi aziende e distributori che praticano prezzi troppo bassi e fuori mercato per loro.
- Poiché le merci si spostano per un massimo di 100 km dal loro punto di origine, l’impatto ambientale è molto inferiore e ciò implica una minore spesa energetica ed economica nei trasporti.
- Gastronomicamente, vendendo solo prodotti di stagione provenienti da determinate zone, si favorisce la produzione di piatti tipici stagionali.
- Aiuta a preservare le specie vegetali autoctone.
- Sono prodotti che non hanno subito trattamenti per ritardarne la decomposizione e quindi risultano freschi e naturali al momento dell’acquisto da parte del consumatore.
Essendo prodotti su piccola o media scala e venduti tramite molti meno intermediari, riducono lo spreco alimentare. Secondo i dati dell’Unione Europea in Europa si buttano via circa 89 milioni di tonnellate di cibo l’anno e oltre a sollevare questioni etiche, economiche, sociali e nutrizionali, ciò ha ripercussioni ambientali. Bisogna, però, tener conto che la vicinanza non sempre equivale a un maggiore rispetto per l’ambiente o per l’agricoltura biologica. A volte i prodotti coltivati e prodotti in posti più distanti, possono avere un impatto ambientale inferiore rispetto a quelli prodotti a pochi chilometri da noi.
Filiera corta
La filiera corta è un concetto molto semplice e si basa sul percorso che il cibo compie dal campo alla tavola, che in questo caso è brevissimo. I passaggi dal produttore al consumatore sono minimi, ciò permette un abbattimento delle spese di trasporto e di carburante oltre che di avere cibo freschissimo e che rispetti la stagionalità oltre ad avere un significativo risparmio sul prezzo.
Il concetto è molto simile a quello del “chilometro zero” con la differenza che la filiera corta si basa sul concetto fondamentale della vendita diretta, eliminando tutti i possibili intermediari, anche coloro che si occuperanno del trasporto a pochi chilometri da casa.
La vendita diretta è alla base della filiera corta e in questo caso il consumatore andrà ad acquistare direttamente dal produttore, andando ad abbattere tutti i vari costi che girano intorno a questa operazione come quelli legati alla pubblicità, alle promozioni e, il fondamentale, al trasporto e all’inquinamento che ne deriva.
La principale caratteristica della filiera corta è da cercarsi proprio nel recupero di un rapporto diretto tra produttori e consumatori.
L’inizio della crisi economica ha fortemente incrementato la domanda di prodotti locali, legandola alla necessità di diminuire la spesa alimentare. Allo stesso tempo un acquisto diretto e massiccio di prodotti da un produttore locale, ti consentirà di surgelare diversi prodotti e di averli a disposizione quando ne avrai voglia. E facendo ciò si limiteranno gli spostamenti e spariranno tutti gli intermediari tra il produttore ed il consumatore.
Lo scopo principale di tale filiera è, tramite un numero limitato di passaggi produttivi e intermediazioni economiche, quello di contenere e ridurre i costi al consumo dei prodotti.